Mario Giacomelli

Di Mario Giacomelli non conosciamo che le immagini di quest’Italia che non ha mai lasciato. Immagini gravi, silenziosamente nostalgiche. Un bambino troppo adulto che percorre un cammino troppo bianco, i giovani preti che giocano nella neve, i vecchi sulla soglia della morte, i paesaggi che si ergono come muraglie bruciate, sono come i ricordi di un tempo già vissuto; un tempo d’irrimediabile solitudine. Che sia poeta e pittore non stupisce. Giacomelli è anche fotografo. Vero.

In una intervista, questa è la domanda: “E’ impossibile raccontare delle storie con la fotografia?”

E questa la risposta: “Deriva soprattutto dalla mia grande passione per la poesia. Qualcosa che mi ha sempre accompagnato fin dalla prima giovinezza, quando ho anche scritto dei versi. Confesso che la sera non mi addormento quasi mai senza aver letto qualche verso, lo considero come una sorta di preghiera laica. Ma non credo assolutamente che sia impossibile raccontare storie con la fotogafia, anzi, anche quando prendo lo spunto da un testo lirico in realtà io racconto delle storie: c’è sempre una dimensione narrativa nelle mie fotografie. Dunque, se c’è da parte mia una qualche predilezione per la poesia lirica rispetto alla prosa, è solo per una questione di gusto. E anche, aggiungerei, di tempo: la nostra vita è così breve che non c’è il tempo materiale di leggere tutto, e la mia sensibilità di lettore e di fotografo è in genere orientata verso la poesia.”