toPRAY
Ideazione, coreografia e regia Afshin Varjavandi
Déjà Donné in associazione con Inn Progress Collective
danzatori e performer Luca Calderini, Mattia Maiotti, Jenny Mattaioli, Elia Pangaro
disegno luci Fabio Galeotti
disegno sonoro Angelo Benedetti
toPRAY
è uno spettacolo in cui le danze urbane si mescolano a gesti contemporanei, producendo una danza fuori dagli schemi, dal tempo. La scrittura coreografica attinge da calligrafie multiculturali, risultando un linguaggio universale: come il racconto dell’anima dell’uomo.
“Esiste un momento per ognuno, a partire dal quale si impara a guardare dentro sé stessi: esiste anche una costante che chiamiamo T, per la quale quel momento è intimo e individuale, riferito al singolo, non moltiplicabile e non tramandabile. Sono solo i propri occhi ad esercitare quella visione.
La costante T è un numero trascendente. toPRAY non parla della costante T, ma racconta il punto di vista dal quale si osserva.
toPRAY è un corridoio: a volte per arrivare all’animo umano il percorso è lungo e stretto. Altre volte l’uomo contemporaneo non trova il tempo per scegliere le strade complesse, per attraversarle il tempo che si impiega corrisponde alla costante T.
Attraversiamo i simboli che nella storia abbiamo attribuito a quello che non riusciamo a vedere, per dare alla vita un valore diverso, per riconoscere oltre la FORMA un diverso livello.
Cosa vuol dire ‘pregare’? Cerchiamo una risposta in ogni AZIONE. Forse l’agire stesso è un atto di culto: l’uomo contemporaneo agisce sul corpo traendone un culto. Cerchiamo sempre una risposta, domandandoci se alla fine siamo un’anima che possiede un corpo. Se quello che abbiamo di più sacro è l’immaginazione attraverso cui riusciremo a identificare l’anima nel corso della vita.
toPRAY è un percorso umano costruito e vissuto con alti e bassi, analogamente al percorso di crescita di un uomo. A noi danzatori sono state poste più domande, alle quali abbiamo risposto con gesti e movimenti; erano domande che contenevano concetti complessi, personali. Ma oltre all’intenso valore emotivo dei momenti personali, in principio, c’è un’intimità particolare, tra noi danzatori sulla scena e il coreografo, nei momenti di estrema rigorosità coreografica, di cui è caratterizzato lo spettacolo in tutta la sua durata.”
Fotografi della serata Giusy Li Vecchi e Giada Calamida
Per tutte le info sul festival
Claps: www.claps.lombardia.it