Una redazione in cerca d’autore: Victoria Ivleva

Victoria Ivleva

Victoria Ivleva è una fotografa attivista e giornalista. Nasce a Leningrado nel 1956 e vive a Mosca. Laureata presso il Dipartimento di Giornalismo Statale di Mosca, ha lavorato in molti hotspot in tutto il mondo e contribuisce a pubblicazioni russe e straniere. Nel 1992 Victoria Ivelva vince il World Press Photo Award per il suo reportage sull’esplosione del reattore nucleare di Chernobyl avvenuto il 26 nel 1986. Nel 1990 Ivleva è stata la prima giornalista ad essere entrata nel quarto blocco del reattore, dove un’esplosione mortale e un incendio hanno innescato il peggior incidente nucleare civile del mondo e inviato una nube radioattiva alla deriva attraverso l’Unione Sovietica e l’Europa.

In un’intervista con il servizio bielorusso di RFE / RL, Ivleva descrive come è riuscita a intrufolarsi nel reattore distrutto con l’aiuto di alcuni scienziati nel 1990 e descrive l’ambiente inquietante trovato.

Ivleva ha osservato che mentre le sue fotografie del reattore sono state pubblicate in tutto il mondo, solo alcune sono state pubblicate in Unione Sovietica – in una rivista di fotografia e alcune immagini in bianco e nero sul quotidiano Novaya Gazeta. “Sono felice che sia giunto il momento di pubblicarli tutti”, ha scritto.

Victoria Ivleva ha anche documentato le zone di conflitto tra gli anni 80 e 90 compreso la guerra tra Armenia e Azerbaijan per il territorio conteso del Nagorno-Karabakh.

Nel 2014 ha viaggiato attraverso l’Ucraina per documentare come la gente comune è stata colpita dall’escalation del conflitto tra Kiev e Mosca.

La fotoreporter ha ricevuto premi dell’Unione russa dei giornalisti, il premio Gerd Bucerius e l’accademico Sakharov. I suoi lavori sono stati pubblicati da tutte le più grandi pubblicazioni dell’URSS, della Russia e del mondo, da Ogonyok al Guardian e al New York Times. Ivleva ha anche lavorato a lungo in pericolose missioni umanitarie in Africa. Il suo atteggiamento nei confronti della vita e dei soggetti filmati sono visibili nelle sue opere. L’empatia e la compassione attiva, piuttosto che contemplativa-passiva, la aiuta a creare immagini meravigliose e, senza esitazione, si dirige nei luoghi dove le persone sono in povertà, soffrono a causa di disastri e guerre.

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